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Attualità venerdì 10 giugno 2016 ore 16:50

Alluvione, dal modello Versilia al modello Toscana

Per il ventennale dall'alluvione che spazzò via il paese di Cardoso presente anche l'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni



CARDOSO — Successe venti anni fa, il 19 giugno 1996: una valanga di fango si abbattè sull'Alta Versilia e la Garfagnana, Cardoso e Fornovolasco furono spazzati via, quindici persone uccise, danni per centinaia e centinaia di milioni di euro.

Una terribile tragedia, ma anche l'inizio di una storia di riscatto, di un percorso originale di intervento e ricostruzione che farà parlare di un vero e proprio "modello Versilia" e che servirà a fronteggiare al meglio successive calamità. Ed è su questa esperienza, di grandissimo valore anche per il futuro della protezione civile in Italia, che si impianta il convegno di oggi "Per un territorio sicuro, iniziative e proposte".

"Quanto successo venti anni fa in Versilia e Garfagnana – ha detto l'assessore regionale all'ambiente e protezione civile Federica Fratoni - deve continuare a rappresentare per tutti noi uno stimolo fortissimo a considerare un'assoluta priorità l'impegno per la messa in sicurezza del territorio e la prevenzione. Per questo in Versilia e in Garfagnana la Regione non si è limitata a ripristinare la situazione precedente all'alluvione, ma ha puntato su una ricostruzione in grado di garantire una messa in sicurezza maggiore che in passato, anche a fronte di eventi del tutto eccezionali come quello del 1996. Un evento, ricordo, che non va imputato a dissesti del territorio, ma a precipitazioni straordinarie per intensità e concentrazione.

"Una situazione – ha proseguito l'assessore - alla quale gli ultimi anni con l'effetto dei cambiamenti climatici ci hanno abituato e che oggi la Toscana si sta organizzando a fronteggiare grazie prima di tutto al Documento operativo per la difesa del suolo che stanzia risorse stabili per la mitigazione del rischio, che segna il nuovo approccio al tema della mitigazione del rischio idraulico programmando opere per 195 milioni, che declina il concetto di resilienza sia nella parte preventiva e non in emergenza, tramite la realizzazione di interventi, sia nella parte gestionale, con il finanziamento di un importante monitoraggio in tempo reale di tutti i movimenti franosi e con la disseminazione di buone pratiche grazie al coordinamento e al finanziamento dei contratti di fiume".

"Il "modello Versilia" – ha concluso Fratoni - ha dimostrato come si possa intervenire efficacemente su un'emergenza, con interventi rapidi e mirati sulle effettive esigenze dei territori colpiti. Se si può parlare di un ritorno alla vita a tempo di record dei paesi colpiti, se rispetto a quello che è successo per altre calamità le famiglie e le imprese colpite non hanno dovuto subire i tempi infiniti della burocrazia e la farraginosità delle procedure, lo si deve in buona parte anche al modello istituzionale che proprio nel 1996 abbiamo inaugurato".

Già il 15 luglio, nemmeno un mese dopo l'alluvione, fu possibile presentare il Piano degli interventi pubblici più urgenti, con l'elenco delle infrastrutture strategiche da ripristinare e delle prime sistemazioni idrogeologiche, per passare poi alla progettazione di una sistemazione definitiva dei territori, a monte come a valle (nuova configurazione degli alvei dei fiumi, messa in sicurezza della viabilità, riassetti urbanistici, ripensamento dei vari attraversamenti sul Versilia e sui suoi affluenti).

Un programma di interventi di eccezionale ampiezza che ha potuto essere portato a termine grazie anche alla disponibilità e alla rapidità dei finanziamenti: complessivamente sono stati circa 230 i milioni di euro che hanno finanziato la ricostruzione e la messa in sicurezza.


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