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Attualità lunedì 26 settembre 2016 ore 16:00

​Una natura “senza filtri” a una spanna da terra

Lorenzo Shoubridge

Intervista al giovane fotografo Lorenzo Shoubridge che ci ha raccontato i suoi scatti naturalisti fra Versilia, Valdera, Italia ed Europa



LIDO DI CAMAIORE — Dalle paludi della Versilia alle Alpi Apuane, dalle campagne della Valdera alle nevi della Polonia, sempre in appostamento per una farfalla, un cervo o un'aquila reale, in cerca di uno scatto che esalti il soggetto ed emozioni chi lo guarda, primo fra tutti l'autore. E' questa lo stile della fotografia naturalista, sudata e idealista, di Lorenzo Shoubridge.

Trentaquattro anni, di Lido di Camaiore, sposato con Silvia - originaria della Valdera – e padre del piccolo Thomas. Lorenzo è un fotografo naturalista dal 2010, è un appassionato di entomologia ma con i suoi obbiettivi va a caccia anche di mammiferi e paesaggi. Scatta a pochi chilometri da casa, ma anche in Italia e quando può viaggia per l'Europa. Nel 2015 ha ricevuto la seconda menzione d'onore consecutiva al Gdt European Wildlife Photographer of the year, nonché medaglia d'argento più due menzioni d'onore nella categoria Macro e una per quella Portfolio al concorso francese Terre Sauvage. A giugno scorso è stato protagonista della cover story sul conosciuto mensile di settore Foto Cult. Collabora con qualche rivista e segue il suo sito internet.

 Ecco cosa ci ha raccontato di sé e della sua fotografia.

Allora Lorenzo, da cosa nasce questa passione per la fotografia naturalistica?
“In realtà nasce un po' per caso. Mentre studiavo agraria mi appassionai all'entomologia e quando nel 2010 comprai la prima reflex, cominciai con foto descrittive e nel giro di qualche mese mi appassionai talmente tanto da lasciare le discipline sportive che facevo per dedicarmi completamente alla fotografia”.

Negli anni hai affinato la tecnica. Che tipo di fotografia è la tua, qual è il tuo stile?
“Per un primo anno e mezzo, come dicevo, ho scattato solo foto molto descrittive. Poi ho cominciato a praticare una fotografia più sperimentale e interpretativa, non mi interessa fare tanti scatti o trovare il soggetto perfetto, ma piuttosto selezionare pochi soggetti in situazioni e contesti ben precisi che trasmettano delle emozioni.
Questo significa investimenti e sacrifici. Costruisco da solo i capanni in cui rifugiarmi e aspettare gli animali, sto fuori per diversi giorni per cercare i soggetti e studiare la posizione idonea per riprenderli. Mi piacciono le situazioni estreme, le basse temperature, viaggio con l'attrezzatura specifica e mi alleno per sopportare determinate condizioni climatiche.
In questo periodo, ad esempio, sono stato a fotografare il bramito del cervo sulle montagne e ho camminato per circa 25 chilometri al giorno”.

La passione non manca, questo è certo. Ma immagino che guadagnarsi da vivere con le fotografie non sia facile...
“Infatti, viaggiare per andare a fotografare richiede sacrifici, anche e soprattutto economici, per l'attrezzatura e per gli spostamenti. E spesso non dà dei grossi ritorni.
Poi tra primavera e autunno organizzo un corso di fotografia macro una volta al mese e via via dei workshop per trasmettere le mie competenze a chi si appassiona alla natura. I guadagni, anche qui, sono altalenanti perché dipendono dal numero di iscritti che non sono sempre uguali”.

Tu sei originario della Versilia, tua moglie della Valdera. Scatti anche in questi luoghi?
“Certo che sì. Dalle parti della Valdera, ad esempio, vado a fotografare specie come il Charaxes jasius, detto anche ninfa del corbezzolo, o diversi tipi di farfalle. In Versilia frequento pressoché di continuo le paludi del litorale e le vette delle Alpi Apuane. La maggior parte dei miei scatti vengono realizzati nel raggio di circa 250 chilometri da casa, anche perché è la conoscenza del territorio che permette di fotografare al meglio”.

Qual è una foto che ancora non hai scattato o un obiettivo che vorresti raggiungere?
“Un prossimo viaggio che vorrei fare è verso la Norvegia, per fotografare il bue muschiato. Per farlo avrò bisogno di mettere da parte qualche risorsa, perché la sola tuta per stare a quelle basse temperature costa circa 2500 euro. Poi mi piacerebbe trovare un editore che mi aiuti a pubblicare un mio libro, il materiale non manca”.

Anna Dainelli
© Riproduzione riservata


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