Dietro ad uno scatto

di - venerdì 25 novembre 2016 ore 16:04

Quando si parla di fotografia, in particolar modo di quella naturalistica, spesso ci soffermiamo solo sugli aspetti visivi della foto e raramente ci interroghiamo su come esse possano essere realizzate.

A mio avviso la vera foto è il processo, cioè quello che accade prima dello scatto, dalla ricerca dei soggetti e delle location, allo studio minuzioso di come poter effettuare la foto,le lunghe attese, la costruzione magari di un capanno o perché no il piazzare di una foto trappola, l'appostarsi,lo strisciare per terra nel fango o l'immergersi in una gelida forra di gennaio e la lista è lunga....

Per me fare foto significa attendere, costruire, conoscere per poi imprimere , solo alla fine, il momento tanto atteso sul sensore della mia reflex.

Ho nel mio archivio alcuni scatti che hanno richiesto anni, come l'aquila reale o il più elusivo lupo appenninico e anche la costanza unita ad una buona dose di determinazione e follia deve entrare a far parte secondo me del vocabolario di un buon fotografo naturalista.

Poi ogni fotografo ha caratteristiche diverse e metodologie di approccio differenti; oggi viviamo anche in un contesto dove esistono molte possibilità fotografiche come le oasi, i capanni a pagamento, i viaggi organizzati che anche io organizzo per terzi ma che non sono la mia strada perché vedo la mia professione con un lato ancora romantico e per me il piacere di costruirsi uno scatto è impareggiabile.

Con questo non critico assolutamente chi frequenta corsi, oasi etc. anche perché è una parte fondamentale della mia attività lavorativa ma solo volevo porre in evidenza un altro aspetto di questo genere fotografico,una soluzione in pratica che può essere anche ottima se fatta con le giuste cognizioni e il dovuto rispetto, soprattutto perché non tutti dispongono di tempi illimitati e quindi questo "circuito" può fornire un modo di avvicinarsi alla foto naturalistica anche per chi ha meno tempo da impiegarvi.